domenica 16 dicembre 2007

Nero come Castleville

Provo a rispondere qui a quanti mi chiedono se Benvenuti a Castleville sia un libro noir… e anche a quanti non me lo hanno chiesto (non ancora perlomeno).
Etichette a parte, che in qualche caso possono anche aiutare a vendere una manciata di copie in più, credo che il mio libro non sia un libro noir, non solamente un libro noir.
Il noir, se c’è, è nelle atmosfere, nell’equilibrio tra le parti, nella tensione, oltre che nel sangue, e nelle pallottole. Il resto, tutto il resto, ha invece a che fare con la possibilità di piegare leggermente la realtà, di spostare il baricentro del vero verso il verosimile, del reale verso il surreale.
E comunque se nel noir “classico” l’eroe cede il passo all’antieroe, al detective un po’ dannato tanto per capirci, a Castleville non c’è posto per nulla di tutto questo, a Castleville le cose succedono e basta, e forse non potrebbero andare diversamente. I personaggi, tutti, i buoni e i cattivi, e i buonicattivi (perché qui tutti sono immersi in una dimensione grigia che annulla il bianco e nero), subiscono il loro destino anche se inconsapevolmente, ognuno fa parte di un gioco più grande, un gioco che è stato il mio, e che mi auguro possa essere anche il vostro.
Come nei noir, però, come nei gialli, il testo è pieno di indizi da decifrare per scoprire l’identità dell’assassino, tracce nascoste nel nome dei personaggi, in quello di alcuni luoghi, e nelle indicazioni stradali. Tutto è studiato, tutto si incastra perfettamente, l’assassino è lì, presente fin dalla prima pagina, anche se voi, ovviamente, lo scoprirete solo nell’ultimo rigo dell’ultima pagina.

0 commenti: