La favola di Cenerentola e della strega che avvelena gli scrittori emergenti
Il fatto è che con oltre 3500 editori sul territorio nazionale (di cui però solo una metà “attivi”), la possibilità di incappare in uno dei trabocchetti di cui sopra è davvero alta, così come è alto il rischio di farsi male camminando a zonzo su un sentiero che andrebbe battuto con attenzione. Se poi considerate che ogni anno vengono pubblicati quasi sessantamila titoli, la gran parte dei quali faticherete (ma è un eufemismo) a trovare in libreria, capirete bene come dinanzi a un’accresciuta “facilità” a pubblicare si registri, proporzionalmente, un’altrettanto accresciuta facilità a smarrire i frutti delle proprie fatiche letterarie nelle acque affollate di tutta questa carta stampata.
In teoria la crescita dell’offerta, il numero di titoli prodotti annualmente, dovrebbe garantire una maggiore possibilità di scelta per i lettori, ma in un Paese dove si legge poco (e si pubblica molto, diciamo pure troppo) il dato rischia di fotografare un quadro assai diverso, e parecchio meno edificante.
Di quei famosi sessantamila titoli pubblicati ogni anno, quanti credete abbiano venduto un numero decente di copie? Quanti sono stati distribuiti? Quanti hanno avuto un pubblico vero (e non parlo del parterre familiare che di solito accompagna anche il migliore degli autori emergenti)? La risposta la sapete tutti, l’avete davanti agli occhi ogni volta che entrate in libreria, la misurate sugli scaffali, nelle classifiche. Sono pochi, pochissimi, i libri che possono dirsi veramente tali (gli altri, nel migliore dei casi, sono bei prodotti tipografici) si contano sulle dita di una mano, forse di un paio di mani, a essere buoni. E, badate bene, non sto facendo (non ancora) un discorso relativo alla qualità delle opere pubblicate, sto parlando di dati, di cifre, di numeri. E di denaro, soprattutto di denaro. Perché, a volte uno se ne dimentica, come se i libri crescessero spontaneamente sugli alberi, il mestiere dell’editore non è poi tanto diverso da quello di chi ogni mattina deve alzare la saracinesca della propria bottega per portare a casa la pagnotta. È vero che in alcuni casi, solo in alcuni però, si riesce a portare a casa anche qualcosa di più di una pagnotta (e che magari ci si può evitare le levatacce cui sono tenuti invece i bravi bottegai), ma è anche vero che se un titolo non vende, o vende meno di quanto si era preventivato, a perderci non sarà mai l’autore (che al massimo potrebbe perdere la faccia, ma neanche tanto) ma che su quell’autore ha creduto, lavorato, investito.
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