giovedì 13 marzo 2008

Print on demand, autoproduzione e self publishing: l’antica arte del fai da te

Alcune case editrici propongono contratti differenti in base alla caratura dell’autore, alla sua notorietà e, di conseguenza, alla sua vendibilità. Se ci pensate si tratta di una scelta sensata, perché il libro di Totti “sommergente” (e questo a prescindere dalla venderà certamente di più del mio, o di qualunque altro autore qualità intrinseca del testo), ed è comprensibile che Mr. Editore usi due pesi e due misure nello stipulare i contratti, a seconda che io sia il capitano della Roma o un semplice scribacchino di periferia.
È un discorso squisitamente “commerciale”. Il problema di fondo, però, è che tanti editori ritenuti “non a pagamento” in realtà richiedono contributi ai loro autori meno “vendibili”, e viceversa molti (meno) editori “a pagamento” possono accollarsi le spese di pubblicazione se, per qualche strana congiuntura astrale, il signor Totti decidesse di rivolgersi a loro piuttosto che alla Mondadori.
È per questa confusione che sempre più autori stanno optando per l’autoproduzione, perché se devo essere pubblicato da un micro editore semi sconosciuto, magari nutrendo il dubbio di aver sborsato quattrini per accontentare il mio ego autorale, tanto vale che salti a piè pari il fosso e mi autoproduca i miei libri, me li autodistribuisca, me li autovenda… dopo ovviamente averli autoscritti (cosa nient’affatto scontata). Tra gli auto-autori c’è gente che vale, talvolta si tratta di scrittori che hanno alle spalle pubblicazioni con editori “ufficiali”, talvolta no, ma mi piace pensare che dietro la loro scelta ci sia l’inizio di una “rivoluzione letteraria”, perché non di solo Moccia si vive.
Poi è vero che si può scrivere per arte-passione o per mestiere, ma nel secondo caso parliamo di operazioni dattilografiche, rispettabilissime, a patto che non vengano confuse, come purtroppo avviene, con il prodotto di una mente creativa che ha qualcosa da raccontare. La paccottiglia resti paccottiglia anche se vende un milione di copie.
Dunque, se proprio dovesse buttare male, e un semplice e-book non soddisfa il nostro ego strabordante (di copisterie manco a parlarne!), io opterei decisamente per la via del “self publishing”, a patto di essere assolutamente certi delle potenzialità di ciò che si scrive, e questo per evitare brutte figure con amici e parenti (i nostri futuri, e forse unici, lettori). Serve una buona tipografia, un po’ di soldini e delle buone gambe per andare in giro a consegnare le copie dei nostri capolavori… copie gratuite, s’intende.
Con il print on demand, che consente di stampare di un libro solo le copie ordinate, e con i servizi offerti on-line da siti come Lulu.com, l’autore che opta per il “fai da te” editoriale ha a disposizione gli stessi canali distributivi di una piccola casa editrice (si rasenta lo zero dunque), e può evitare la più costosa via della tipografia (oltre che le scarpinate per consegnare “porta a porta” i propri libri autoprodotti). Libri in vendita on-line, anche su portali settoriali quali Internetbookshop e Amazon, buone percentuali sulle vendite, anche se pare il 100% di zero faccia comunque zero. Ma in matematica non sono mai stato una cima.
La favola del passaparola che eleva al rango di bestseller il manoscritto ciclostilato di autore ignoto è, per l’appunto, una favola, dunque dimentichiamoci dei lieto fine e prepariamoci a un più probabile zigzagare nella mediocrità della scrittura artigianale. Con tutto ciò di buono che l’artigianato può comportare.
Se, invece, è il successo a cui si ambisce, quello “industriale” per intenderci, e se tutte le porte sembrano destinate e restarsene inesorabilmente chiuse, allora non vedo molte alternative alla via dello “spettacolo” e, nello specifico, a una carriera da velina per le future scrittrici e da calciatore per i futuri scrittori: con presupposti del genere qualunque cosa si scriva è destinata a scalare le classifiche editoriali e a guadagnare le prime pagine dei giornali… che, in questo caso, dovrebbero essere state già preventivamente esplorate a botte di gossip e blablabla

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1 commenti:

Anonimo ha detto...

This is great info to know.